In questo mio post, oggi non scriverò di finanza, miglioramento personale, sviluppo imprese.
Quest’oggi voglio condividere con voi una domanda che mi sto facendo in questi giorni, dopo un’esperienza di vita che ho fatto insieme alla mia compagna.
La domanda che mi sto facendo è: cosa c’è di buono in tutto questo?
Per aiutare a capire chi legge, racconterò brevemente questa esperienza vissuta.
Tutto inizia intorno al 10 agosto scorso.
La mia compagna, un giorno accompagna la figlia a trascorrere una giornata in piscina presso un locale pubblico che è un ristorante con piscina.
Attraverso la mamma di un’amica di Paola, la figlia della mia compagna(il nome è di fantasia), viene a conoscere il proprietario del locale e della piscina. Tra una chiacchiera e l’altra, quest’ultimo, chiede alla mia compagna che ha necessità di avere una consulenza per il lancio di questo locale che, a suo dire, non va bene. Effettivamente le cose andavano proprio male.
Michela la mia compagna(anche questo nome è di fantasia), decide di dare una mano a questo imprenditore, impiegando tutte le proprie energie ed esperienza nel settore degli eventi, per cercare di “tirar su” questa attività.
Nel giro di qualche settimana, piano piano si renderà conto che il fantomatico imprenditore è tutto,tranne una persona che crea lavoro o che fa impresa. E’ solo uno dei tanti furbi che pensa di sbarcare il lunario facendo truffe a destra e a manca e sfruttando le persone malcapitate che lavorano con lui.
All’interno di questo locale, Michela conosce due fratelli del Sud Italia che sono stati ingaggiati per lavorare, uno come cameriere e l’altro per una specie di tutto fare.
Li conosco anch’io. Mi rendo conto che hanno delle capacità che se tirate fuori, possono costituire un bel contributo a se stessi e anche alle aziende con cui potrebbero collaborare.
La prima azienda con cui potrebbero collaborare potrebbe essere la mia.
Nel frattempo nel locale ci sono sempre più malumori e dissapori tra il fantomatico imprenditore e i suoi dipendenti. Così anche Michela,spinta anche da me (avevo già intuito che c’era qualcosa che non andava), lascia l’incarico dopo aver lavorato gratuitamente per circa 12 ore al giorno per due settimane.
Michela decide di aiutare le persone che stavano collaborando con lei in questo locale. Alcuni li invita a lasciare velocemente il loro posto e a trovarsi un nuovo lavoro. Ci riesce.
Uno dei due fratelli invece, aveva espresso la volontà di aiutarmi nella creazione del nuovo sito dell’azienda. Io effettivamente avevo bisogno di sistemare il sito e lo avevo rimandato perché allo stato attuale, avevo altre priorità che mi pressavano. Ci siamo accordati che, una volta finito il sito e appena avessi avuto il primo introito proveniente dal lancio, lo avrei saldato(non mi aveva comunicato nessun prezzo).
Dopo pochissimi giorni, anche l’altro fratello spinto da Michela, lascia il locale dove stava lavorando. Michela senza avermi consultato,ma spinto dal suo bisogno di aiutare questo ragazzi, decide di ospitarli a casa nostra per qualche settimana. Giusto il tempo per aiutarli a trovare un nuovo lavoro –diceva lei- . Tutto questo per toglierli dalla strada senza un soldo e senza un tetto dopo che il proprietario del locale lo ha chiuso.
I due fratelli, vivono con noi come se fossero persone di casa. Ne più ne meno. Mangiano da noi, dormono da noi,fumano da noi(noi non siamo fumatori), escono con noi. Insomma una specie di famiglia allargata(noi siamo già
Fin qui tutto bene perché è stata una precisa scelta mia e di Michela(anche se io avevo pensato a modalità diverse), di aiutare queste due persone.
Loro i due fratelli, tra la consegna di curriculum qua e là dove io o Michela li accompagnavamo, iniziano una collaborazione con noi per “sdebitarsi” dell’ospitalità che gli abbiamo offerto. Inizia la costruzione del nuovo sito,la nuova grafica e layout della nostra azienda e questo tra l’entusiasmo di tutti.
Dopo qualche giorno, i due, cominciano a dare il primo “forfait” su determinate questioni di convivenza e a mio modo, della buona educazione. Soprattutto perché sono ospiti a casa nostra,anche se cerchiamo di non farli sentire tali.
La sveglia la mattina è sempre più tardi. Dalle 09.30 si passa rapidamente alle ore 13.00 e anche oltre. Le maniere di rapportarsi con noi cominciano a modificarsi in peggio e il lavoro viene sempre fatto meno. Ma soprattutto smettono di cercare un lavoro. Punto su cui noi eravamo assolutamente determinati a portare avanti.
Uno dei due fratelli, nonostante gli orai della sveglia, dimostra di prendere degli impegni anche su dei lavori che dice di voler fare sotto le nostre indicazioni. Li fà e anche bene. E’ bravo in questa sua passione e pensiamo che si possa in futuro,creare una collaborazione più “ufficiale” con la mia azienda.
L’altro continua a dormire fino a tardi, lavoro non ne cerca,pretende le sigarette ed è sempre più nervoso cosa che mi fa piano piano, uscire dai gangheri come si dice. Comincio a far notare tutto ciò. Cominciano i dissapori tra me e lui.
La cosa va avanti per circa un mese(dovevano restare solo una settimana-dieci giorni…).
Uno dei due fratelli con cui ormai ci parliamo “in acido”, un giorno per un suo personale fraintendimento su un cenno che ho fatto a Paola la figlia di Michela, sbotta in un nervoso incredibile aggredendomi verbalmente e “cancellando” tutto il lavoro del sito che aveva fatto durante il mese che ha soggiornato da noi.
Da quel momento è un escalation della situazione. Io do lo “stop” per il sito e per ogni forma di lavoro anche per ciò che concerne la grafica. Praticamente loro dormivano,fumavano e mangiavano a nostre spese chiudendosi nella camera che gli avevamo affidato.
Per abbreviare il tutto un giorno, esattamente il 13 ottobre, il fratello con cui parlava “in acido” con me, dopo che si alza alle 14.00 esce dalla camera e comincia ad aggredire verbalmente Michela,la mia famiglia(erano presenti Paola e la bimba piccola di 3 anni) e anche me.
In quel momento ho deciso che era giunto il momento si sbatterli fuori!
Sono stato anche aggredito fisicamente con una botta al labbro superiore che mi ha sanguinato, e siamo stati minacciati perché volevano il lavoro pagato per ciò che era stato fatto.
In questa situazione,decidiamo di chiamare i Carabinieri e farci aiutare a sbatterli fuori spiegando tutta la questione.
Attualmente questi due fratelli stanno non si sa bene dove, ancora nel paese in cui noi abitiamo e viviamo con il timore di essere aggrediti.Anche perché tra le altre cose, sono due ex galeotti espulsi dalla Germania, ed hanno una storia personale che non promette nulla di buono.Quindi la paura è più che giustificata.
Dopo questa esperienza come dico all’inizio del post, la domanda che mi sto facendo è:
cosa c’è di buono in tutto questo?
Me lo sto chiedendo insieme alla mia compagna.
Le risposte che ci stiamo dando sono che abbiamo dimostrato a noi stessi, di pensare che le persone al di là delle esperienze vissute, possono avere qualcosa di buono. Che abbiamo provato a dare una possibilità di riscatto a delle persone. Pensiamo che, fa bene anche a se stessi oltre che agli altri, il tendere una mano.
Ma la domanda che più ci gira in testa è: valeva la pena fare tutto questo e mettere a repentaglio l’incolumità nostra e quella dei nostri figli? Visto a posteriori certamente no.
Se dovesse capitare una situazione simile,certamente occorre gestirla in maniera più razionale e con molta meno emotività.
Il nostro voler tendere la mano agli altri non è compromesso. La modalità sull’attuazione,quello sì.
Questo senza però intaccare minimamente la nostra credenza e cioè che, “su ogni cosa di negativo occorre costruire qualcosa di positivo”.
Un caro saluto.
Salvatore
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